Volete mettere a confronto la dipartita di un gran pianista cubano considerando la fascinazione esotica per l’isola caraibica con la scomparsa di un chitarrista che viveva in una ventosa isola del nord atlantico? Il mondo folk/trad è pieno di personaggi leggendari, ma talvolta misconosciuti, che difficilmente trovano spazio sui periodici rivolti all’attualità musicale. Stiamo parlando di “Peerie” Wille Johnson, prestigioso chitarrista nativo dell’isola di Yell nelle Shetland, l’arcipelago atlantico posto a nord della Scozia, che se n’è andato nel maggio 2007 all’età di 86 anni. Per il suo fisico era soprannominato “peerie”, che nel dialetto isolano significa piccolo, ma dal punto di vista musicale la sua statura è stata immensa.
Grazie ad una radio ad onde corte sintonizzata su una stazione newyorkese, durante la sua fanciullezza trascorsa nell’isola principale di Lerwick, e segnata da salute cagionevole che lo tenne a lungo a riposo, cominciò a sviluppare un interesse per il jazz. Eddie Lang e Joe Minuti erano i suoi idoli, il cui stile cercò di imitare su un ukulele che gli era stato donato dalla madre. Poi passò alla chitarra. Altro passaggio significativo della sua formazione, l’incontro con la musica di Django Rheinhardt, che lo portò ad unirsi ad una band in cui suonava Tom Anderson, il violinista stellare delle Shetland. Il suo stile chitarristico ritmico “dum chuck” è un blend eccezionale di idiomi tradizionali locali, jazz e swing. Notevole la sua influenza sui musicisti locali e non solo, come le orcadiane Wrigley Sisters, Tich Richardson, compianto membro dei Boys of the Lough, il gruppo trad-swing degli Easy Club.
Paradossalmente, nel corso della carriera, un maestro del suo calibro non ha mai inciso un album solista, mentre numerose sono le apparizioni a fianco del superbo fiddler Aly Bain o della pianista Violet Tulloch. Questo album pubblicato dall’etichetta scozzese Greentrax riempie un vuoto. È un atto d’amore dovuto verso un musicista ed interprete straordinario. In 72 minuti il CD raccoglie incisioni casalinghe e in studio che coprono tutta la carriera musicale di Johnson, un esempio emblematico di quanto la cosiddetta tradizione sia un processo in costante trasformazione. I 24 brani raccontano la vicenda musicale di Peerie Willie che interpreta standard jazz (Gershwin, Porter, Gillespie tra gli altri) e melodie tradizionali di Shetland e Scozia. Il lavoro fornisce una visione della versatilità dell’artista. Lo troviamo spalla a spalla con l’altro astro violinistico locale Willie Hunter (scomparso nel 1994) in set di brani di J. Scott Skinner – violinista, compositore scozzese e dancing master vissuto a cavallo tra XIX e XX secolo -, e ancora in coppia col pianista Billy Kay, ma anche con la violinista orcadiana Debbie Scott in un medley inciso per il suo album The Selkie Song, e naturalmente col grande Aly Bain (Margaret Waltz, tratto dal primo album di Bain). C’è spazio anche una manciata di standard jazz, inseriti come tribute track da musicisti che sono stati al fianco di Willie. Esaustivo il booklet che traccia una biografia ricca d’aneddoti sulla vita e la carriera del maestro delle Shetland. Un disco davvero imperdibile!
Ciro De Rosa
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