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TARANTERRAE: CUORE CASERTANO

9 Ottobre 2018 di Redazione-FB Lascia un commento

Folk Bulletin: Come siete venuti a conoscenza del concorso Suonare@Folkest e per quale motivo, principalmente, avete deciso di partecipare?
Taranterrae: Siamo venuti a conoscenza on line del concorso e abbiamo pensato di partecipare visto che sono tantissimi anni che desideriamo essere protagonisti presso questo Festival e siamo riusciti a portare il nostro lavoro con tanto amore e tanto rispetto per quello di chi lo mette in piedi. Abbiamo apprezzato la grande organizzazione e l’ospitalità e la partecipazione del pubblico al nostro concerto.

 

Folk Bulletin: Parliamo di voi e della vostra musica: presentatevi specificando i singoli strumenti, il genere, perché lo avete scelto, da cosa traete ispirazione?
Taranterrae: Il nostro gruppo dal nome Taranterrae (terre della tarantella, della tammurriata, della ballarella, del salterello, della villanella) si propone dal 1996 di riscoprire le tradizioni della musica contadina della terra di lavoro in provincia di Caserta; gli strumenti usati sono anche strumenti antichi come la chitarra battente, le castagnette, tammorre e organetto. Abbiamo scelto questo genere musicale perché la nostra terra e ricchissima di tradizioni e ancora oggi non si era fatto ordine nel mettere insieme tutte le varie facce della tradizione popolare della terra di lavoro e quindi come obiettivo primario ci siamo prefissati di mettere insieme tutto il materiale preesistente e ordinarlo in modo da lasciarlo ai posteri: stiamo infatti completando la stesura del libro La Musica Tradizionale in Terra di Lavoro. La pubblicazione di questo volume è un atto d’amore. La nostra Terra, la nostra madre Terra, la nostra Terra di Lavoro.

Folk Bulletin: Da dove venite e com’è, dalle vostre parti, la situazione della musica dal vivo?
Taranterrae: Noi veniamo dalla provincia di Caserta e siamo di varie parti della stessa provincia, ognuno porta le sue esperienze e il suo lavoro di ricerca, ma soprattutto la musica dal vivo dalle nostre parti che è ancora molto in voga perché è una delle espressioni degli artisti di strada ed era sicuramente una forma d’arte esistente già dall’antichità.

 

Folk Bulletin: Qual è il vostro rapporto con la musica tradizionale e il territorio di provenienza?
Taranterrae: Il nostro rapporto con la musica tradizionale e con la terra di provenienza è un rapporto di amore, è amore infinito, riscoperta, passione e sicuramente continueremo finché avremo la possibilità anche perché cercheremo di raccogliere e scoprire tanti ulteriori elementi che contraddistinguono sia le forme di ballo e di canto della terra di lavoro.

Folk Bulletin: Avete già pubblicato dei dischi? Quali sono state le vostre esperienze con il mondo discografico italiano?
Taranterrae: Abbiamo prodotto un CD dal titolo “O Primme figlio nel quale abbiamo messo un po’ tutto il lavoro fatto nei primi dieci anni di raccolta e all’interno ci sono le varie forme di canto e di ballo della nostra terra.

Daniele Bergesio su Il giornale della musica ebbe modo di scrivere una recensione molto esaustiva del nostro lavoro.
O primmo figlio
 – Canti di Terra di Lavoro scelti e rielaborati da Taranterrae
 – Anno di produzione: 2008 
La Campania è una terra trasposta in musica, e per questo il mondo intero ce la invidia. Poche altre regioni del globo possono vantare un simile patrimonio sonoro, sia per riconoscibilità immediata che per varietà di linguaggi musicali: tanto la melodia quanto il ritmo segnano le passioni di un popolo lungo l’arco intero della vita, dalla nascita al lavoro all’amore, fino naturalmente alla morte. La fioritura delle linee vocali trasporta emozioni e struggimenti del cuore, la cadenza napoletana tocca le corde più malinconiche, il canto a fronna permette di giocare con le proprie mature abilità canore, il furore ritmico delle tammurriate scandisce le pulsioni più istintive dell’animo. Proprio in questo furore hanno il loro punto di forza i Taranterrae, che dalla loro Caserta viaggiano a cavallo della musica attraverso l’intero territorio campano – grazie anche alla parallela attività di ricerca e diffusione delle musiche tradizionali dell’Associazione L’Isola, a loro collegata. Dicevamo delle spinte emotive della tammurriata: il folto ensemble infatti ha nell’energico vigore dell’endecasillabo alla napoletana un valore aggiunto, l’esecuzione veracemente ruspante di brani come È l’uso, è l’uso, Oi’ Tiritò o Aucellucce coinvolgono con la loro immediatezza e il loro vigore. Ma la voce è spesso in primo piano, dando il giusto risalto anche al lato melodico della canzone campana, da Napoli al Cilento e al casertano: All’acqua all’acqua, So’ doje ore o Zi’ monacello (in cui la linea di basso è particolarmente straniante) contano su armonizzazioni vocali decise, che sostengono la melodia sul pieno degli strumenti.
 Due parole vanno spese anche sugli arrangiamenti, debitori del folk revival dei ’70 senza peroò essere pedissequi: chitarra battente, flauti, castagnette, violino e organetto spostano di sovente gli accenti emotivi dei pezzi, evitando abilmente il rischio di ripetitività che affligge la musica popolare estratta dal proprio contesto rituale. Un grosso punto a favore, per un disco che si lascia ascoltare con gusto in tutti i suoi 41 minuti consecutivamente: ad oggi non è per nulla facile. Come ogni lavoro, anche ‘O primo figlio è perfettibile in alcuni punti – qua e là l’intonazione vacilla, tirata per la giacchetta dall’irruenza dell’esecuzione: ma è un peccato veniale, figlio di una voglia di trasmettere le proprie passioni più forte di ogni rigore accademico. In fondo, è così che la musica del popolo e della storia dovrebbe essere.

Elenco dei brani:


Ninna nanna capuana


Figliuole alla Madonna


I Pullecenielli


So’ ddoje ore


E’ l’uso, è l’uso (alla maddalonese)


Addo’ so’ ghiute


Oi Tiritoò

All’acqua all’acqua (alla cilentana)


Zi’ Munaciello


Aucellucce (alla marcianesana)


Prologo a “Li turchi”


Li turchi alla marina


Cunti su Cicerenella



Traccia video: “Ballo ‘e l’urso” – Santa Venere, Marcianise
 
I Musicisti:
 Michele Ardolino ‘a Regina – Voce, castagnette
, Simona Riccio – Voce
, Antonio Picciola – Chitarra acustica, chitarra battente
, Niko Vescuso – Chitarra classica, mandoloncello, basso acustico
, Michele Landolfi – Organetto diatonico, fisarmonica
, Gaetano D’Errico – Flauto traverso, ottavino
, Tony D’Ambrosio – Percussioni, tammorre, tamburello
, Michele Fierro – Mandolino, voce
, Rossella Marino – Violino
, Giovanni Monte – Tammorra marcianesana in Aucelluccio, 
Simone Picillo – Percussioni etniche, effetti.

 

Folk Bulletin: Torniamo a Suonare@Folkest: come vi siete trovati, cosa ricordate soprattutto di quella serata dedicata alle selezioni dal vivo? Come vi siete trovati a Folkest in Friuli?
Taranterrae: Abbiamo fatto le selezioni per il Folkest con tanta umiltà sapendo forse di non farcela; invece abbiamo notato che è stato apprezzato il nostro lavoro, la nostra esibizione. Siamo stati molto emozionati, però alla fine ci siamo impegnati tanto e penso che sia stata premiata soprattutto la nostra passione, la nostra dedizione, la nostra umiltà. In Friuli ci siamo trovati benissimo, siamo stati accolti e ospitati in modo eccezionale … speriamo di ritornarci al più presto! Grazie di cuore!

 

Le foto sono state scattate a Porcia (PN), nel corso di Folkest 2018 e sono di Anna Romanin.

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