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SHRINE ON YOU. FELA GOES CLASSICAL – Classica Orchestra Afrobeat- Sidecar, distr. Goodfellas, 2011

17 Ottobre 2011 di Redazione-FB Lascia un commento

“La musica più bianca con quella più nera: gli strumenti della tradizione colta europea con la fusione di jazz, funk e tradizione africana dell’afrobeat di Fela Anikulapo Kuti. O, come lo definiva lui stesso la ‘moderna musica classica africana’. Il Big Bang iniziale e sacrilego fu tra una batteria ed un clavicembalo. L’esplosione che ne è scaturita ha avuto tanta forza da spazzare via tutti i pregiudizi ed i contrasti sulla carta stridenti. Barocco, Classico, Popolare, Jazz e Africa. E chi l’ha detto che non si può? Il progetto che ci ha portato a registrare Shrine on You è stato cullato con devozione e perizia da un gruppo di persone che, un po’ alla stregua della variopinta carovana afrobeat del Black President, sa stare bene insieme. E la musica è venuta fuori quasi da sola”.
Così racconta la genesi di “Shrine on you” Marco Zanotti, batterista e direttore dell’inusitato ensemble romagnolo di undici elementi che annovera clavicembalo, viola da gamba, fagotto, oboe, corno inglese, clarinetto, flauto, ocarina, violino, fisarmonica, mandolino e contrabbasso che condividono la scena con una sezione ritmica (percussioni, batteria, basso elettrico). Quella della Classica Orchestra Afrobeat è una scommessa spericolata e un’avventura senza rete al contempo: rendere attendibile il matrimonio tra il groove  palpitante ed insuperabile di una figura artistica ingombrante e carismatica come il nigeriano e la concezione, i timbri ed il passo della strumentazione classica e barocca. Perché non si tratta solo di  colori strumentali da accomodare senza farli confliggere ma di equilibrare dinamiche, di penetrare nella grammatica e nell’estetica di un linguaggio musicale altro che possiede elementi chiave nella pulsazione, nella dilatazione, nell’improvvisazione, nella compartecipazione, laddove lo strumentista di estrazione classica fa prevalere la delicatezza nella prassi e un approccio al fraseggio che prevede l’anticipo sul tempo. Cosicché, non siamo di fronte ad un divertissément, alla  spensierata scampagnata di musicisti dal curriculum euro-colto, ma assistiamo ad un vero proprio studio condotto dalla COAB sulla pagine kutiane, come ben documentato anche nel DVD (25’,  regia di Catia Tramacere) contenuto nel package, che illustra il prendere forma del disco tra interviste, prove e registrazione dal vivo all’ottocentesco Teatro Comunale di Russi (RA).
Nove le tracce, di cui otto sono i classici di Fela rielaborati. Si parte con l’ostinato del clavicembalo in “No Agreement” che produce un fremente spiazzamento nell’ascoltatore, poi l’oboe conduce le danze, riprendendo il riff dell’originale. Si continua con “Mr Follow Follow”, dalla struttura antifonale “call and response”, protagonista il canto di Oghene Kologbo, voce e chitarra degli Africa 70.  Il fido partner artistico di Fela, colonna di storiche band afrobeat, si mette alle congas in “Shenshema”, tra i temi più incalzanti, anche per la presenza di una strepitosa fisarmonica. Parte con il dialogo tra basso e viola da gamba “Go slow”, poi entrano i fiati, fino ai passaggi esplosivi di clarinetto appoggiato su un drive irresistibile. I romagnoli incastonano begli assoli e riescono ad inserire proficuamente gli strumenti in vece del canto previsto dalla versione africana. In tal senso, sbalordisce “Trouble sleep yanga wake am” con le voci del coro di Marzabotto Biasanòt e l’ocarina a sostituire alcune parti vocali. Il cavallo di battaglia kutiano “Zombie” ha il canto del figlio Seun, erede del messaggio musicale e sociale del padre, registrato a Lagos. In un certo senso, il coinvolgimento di Seun legittima l’operazione interculturale dell’Orchestra. Dopo aver raggiunto un punto così elevato, l’ensemble si concede una pausa, rientrando nel canone seicentesco con “Tocata per B quadro” di Francesco Maria Bassano. Ma il riposo, si fa per dire, è breve perché corde, archi e pelli riprendono  a sfavillare seguendo vie inaspettate in “Observation is no crime”. Si chiude con “Water no get enemy” col coro Biasanòt e la chitarra di Kologbo che si inserisce nell’insieme di percussioni, archi, fiati e un magistrale quanto imprevedibile clavicembalo.
Una lezione clamorosa e gagliarda di entusiasmo collettivo, tecnica strumentale e fantasia quella offerta dalla Classica Orchestra Afrobeat.
classicafrobeat@gmail.com.

Ciro De Rosa

Archiviato in:CD

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