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RENANERA: SUONI E COLORI DALLA LUCANIA

19 Settembre 2018 di Redazione-FB Lascia un commento

Folk Bulletin: Come siete venuti a conoscenza del concorso Suonare@Folkest e per quale motivo, principalmente, avete deciso di partecipare?

Renanaera: Il Folkest sembrava uno dei contesti più importanti di genere in cui far ascoltare il nostro progetto artistico. Ce ne sono davvero pochi per la musica etnica e popolare in Italia.

Folk Bulletin: Parliamo di voi e della vostra musica: presentatevi specificando i singoli strumenti, il genere, perché lo avete scelto, da cosa traete ispirazione?

Renanaera: Siamo i Renanera, provenienti da Lagonegro, in Basilicata. Il nostro progetto artistico è una contaminazione tra la musica popolare, la world e quella elettronica. Abbiamo scelto di percorrere questa strada per una nostra indole naturale fatta di musica moderna, elettronica da una parte e il gradimento di culture musicali differenti dall’altra, soprattutto mediorientali, per questo abbiamo scelto di iniziare il percorso artistico con l’esplorazione di ciò che ci era più vicino, sotto i nostri occhi quotidianamente, la musica popolare lucana, per poi rivolgere attenzioni al Mediterraneo. Unaderosa è la nostra voce e compositrice dei testi e delle melodie, suona in studio anche le percussioni e coadiuva negli arrangiamenti e nell’ideazione e la regia dei videoclip, inoltre sviluppa idee e contenuti vari; Antonio Deodati è il nostro produttore e arrangiatore, polistrumentista, programma le ritmiche, dal vivo suona le tastiere, canta i cori e con il vocoder, si occupa anche del montaggio dei videoclip e della grafica inerente al progetto artistico; Pierpaolo Grezzi è il nostro percussionista, ha un set particolare fatto con darbouka, tammorra, vari shakers ed effetti sonori, ma hanno grande importanza il set di toms su cui groova durante gran parte delle esibizioni live, a completare il suo set sono i rototoms; Massimo Catalano è chitarrista e mandolinista, usa una chitarra acustica Variax 700 della Line6 opportunamente programmata per ogni brano (è capace di riprodurre ben 16 suoni di chitarre e strumenti etnici differenti), sua caratteristica è suonare il mandolino con l’arco per riuscire a dare sonorità violistiche ancora più particolari. Nei live infine, Eugenia Ucchino, ballerina di formazione classica che sottolinea il sound Renanera alternando dinamiche tribali a coreografie teatrali, spesso curate da Unaderosa.

Folk Bulletin: Da dove venite e com’è, dalle vostre parti, la situazione della musica dal vivo?

Renanaera: Come detto precedentemente, veniamo dalla Basilicata, dove il fermento culturale specialmente alla vigilia di Matera Capitale della Cultura Europea 2019. Noi siamo attivi dal 2012 e abbiamo realizzato più di duecento concerti, di cui almeno un terzo in Basilicata. Non abbiamo avuto particolari difficoltà nel diventare una delle band più rappresentative in questo genere etnico perché abbiamo lavorato sodo e con un taglio decisamente mainstream. Nel senso che il nostro approccio alla musica è stato come se lavorassimo a un prodotto pop nazionale (uscite discografiche pianificate, lanci stampa, videoclips, ecc.), anche se in questo segmento musicale non esistono playlist radiofoniche, minutaggi, strutture di canzoni predefinite, classifiche di vendita. Questo approccio ci ha premiato e abbiamo avuto da subito un pubblico e moltissime richieste per concerti.

Folk Bulletin: Qual è il vostro rapporto con la musica tradizionale e il territorio di provenienza?

Renanaera: Siamo considerati moltissimo nella nostra regione, tant’è che stiamo per terminare le riprese di una docu-fiction sulla storia della Basilicata che prelude a questo grande evento di Matera del 2019.

Abbiamo musicato il racconto dei vari episodi storici riguardanti la Lucania: la scuola di Pitagora, la vicenda di Federico Secondo di Svevia a Melfi, la vita nei sassi di Matera, la vita contadina, le tradizioni legate al Carnevale o alla magia raccontata da De Martino, o le storie sui Briganti, o la colonizzazione dei Saraceni in alcuni paesini. Queste musiche diventeranno un concept album che uscirà prima della fine dell’anno. Siamo stati scelti per questo importante progetto dalla redazione di Rai Cultura perché negli anni abbiamo sviluppato una vocazione, abbiamo assecondato forse un’indole, quella di saper esprimere con versi dialettali e musica le storie che ci appartengono. Da sempre infatti raccontiamo nei nostri spettacoli il Sud e le sue mille storie e sfaccettature.

Folk Bulletin: Avete già pubblicato dei dischi? Quali sono state le vostre esperienze con il mondo discografico italiano?

Renanaera: Siamo alla quarta pubblicazione (tre studio e una live) avvenute con altrettante case discografiche. Ai nostri album hanno partecipato, tra gli altri, Michele Placido, Eugenio Bennato (anche direttore artistico dell’album omonimo), Vittorio De Scalzi (con cui stiamo realizzando un album in genovese e lucano), Marcello Coleman, Ciccio Merolla, Leon Pantarei (con cui stiamo terminando un progetto dance-world) e con le case discografiche iCompany, Taranta Power, CNI (Nuova Compagnia delle Indye), T.S.A. Total Sounding Area.

Folk Bulletin: Torniamo a Suonare@Folkest: come vi siete trovati, cosa ricordate soprattutto di quella serata dedicata alle selezioni dal vivo? Come vi siete trovati a Folkest in Friuli?

Renanaera: Ci è restato impresso il ricordo del pubblico che acclamava la nostra vittoria.

Anche i giornalisti che ci hanno intervistato e alcuni giurati ci hanno espresso il loro forte apprezzamento per il progetto artistico e per l’originalità. Ma evidentemente alcuni contesti hanno una filosofia più conservatrice rispetto alla musica popolare. Invece noi pensiamo che questo nostro approccio avvicini anche le nuove generazioni alla musica popolare, infatti il nostro pubblico (quello che viene ai concerti per ascoltarci e quello che compra gli album) è trasversale ed eterogeneo.

Visitare il Friuli e soprattutto Spilimbergo è stata davvero una bella cosa. Inoltre, testare un pubblico che non comprende i testi delle canzoni è stato importante per trarne alcune considerazioni sul prodotto elaborato in questi anni.

 

Le foto sono state scattate a Spilimbergo (PN), nel corso di Folkest 2018 e sono diWalter Menegaldo.

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Fondato nel 1980 da Paolo Nuti e pubblicato regolarmente a partire dal 1980 (anche se il suo primo numero reca la data novembre 1979) Folk Bulletin è la più consolidata fra le testate italiane che si occupano di folk, di spettacolo popolare e di culture tradizionali, e una delle più storiche del mondo. Muove i suoi primi passi per iniziativa di Gian Paolo Nuti come circolare interna di un gruppo di appassionati riuniti in associazione, il Folk Studio Group di Saronno, svolgendo questa preziosa funzione per alcuni anni. È comunque negli anni Novanta, dopo la fusione con lo STRAbollettino, altra testata mensile attiva dal 1984, che Folk Bulletin si afferma definitivamente su scala nazionale e internazionale come il mensile del folk in Italia. Per saperne di più…

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