The Piedmont Brothers Band, seconda classificata nella selezione territoriale “Italia Settetrionale” di Saronno (tenutasi il 10 febbraio scorso nella cittadina lombarda), suonerà alla prossima edizione di Folkest, in data e luogo da destinarsi. In attesa di poterla ascoltare dal vivo, una breve intervista per conoscerla meglio.
La vostra maturazione artistica: un percorso che parte da cosa per arrivare dove?
La Piedmont Brothers Band, o meglio, il progetto Piedmont, nasce dall’incontro tra due persone, Marco Zanzi e Ron Martin avvenuto dapprima tramite i Newsgroup di Internet a partire dall’anno 2000 circa. La condivisione di pressoché identici interessi e gusti musicali, di comuni radici (a dispetto della differente età e paese di nascita – Italia per Marco e USA per Ron) e di una amicizia che si è fin da subito rivelata più una fratellanza, ha costituito il fertile terreno di nascita di un progetto musicale autonomo e a mio parere per certi versi unico nel suo genere.
Il mio viaggio negli Stati Uniti del 2007 è stato poi il momento clou e decisivo per il futuro sviluppo del progetto: l’ascolto delle canzoni originali di Ron, le registrazioni da noi effettuate presso gli Studios della Flyin’ Cloud Records mi hanno fatto capire che la cosa poteva funzionare e valeva la pena di essere coltivata e sviluppata. Il risultato di questi primi sforzi è stata l’uscita nel 2008 dell’Album “Bordertown” (dal titolo della prima canzone che Ron mi aveva fatto sentire nella visita dell’anno precedente), titolo particolarmente significativo perché le nostre città natali (Varese ed Eden) sono ambedue città di confine. Il CD da me registrato ed autoprodotto ha ricevuto inaspettati commenti positivi da parte degli addetti ai lavori sia Italiani che Statunitensi ed in particolare John Einarson (probabilmente il più conosciuto ed apprezzato scrittore ed esperto di musica Country-Rock al mondo che ha addirittura proclamato “Bordertown” il suo preferito Album di Country-Rock), Raffaele Galli (Il Buscadero), Aldo Pedron e Paolo Vites (JAM) giusto per citarne alcuni.
A seguito di questo (e lo ribadisco) inaspettato successo perlomeno di critica, e grazie al coinvolgimento sempre più entusiastico di amici musicisti sia Italiani che Internazionali, il gruppo è uscito con un secondo Album nel 2011 intitolato “Lights Of Your Party”. Pur essendo sempre stato autoprodotto da me e registrato in gran parte presso il mio Home Studio, questa volta ha avuto una ben più ampia distribuzione grazie all’interessamento della casa editrice TEMPI che ne ha stampato e distribuito sul territorio nazionale 15000 copie ed ad una seconza edizione Americana uscita presso la casa discografica del North Carolina FLYIN’ CLOUD RECORDS.
Il 2012 ha poi visto l’uscita del nostro primo DVD ufficiale intitolato “Welcome to Nashville! PBB Live in Milan” anche questo con doppia produzione Italiana (Baseluna Video) e Americana (sempre la Flyin’ Cloud). Il DVD è la cronaca del concerto tenuto dal Gruppo con Ron e numerosi ospiti nel Luglio del 2011 presso il Teatro Fontana di Milano.
Al momento il gruppo è impegnato s due fronti: il fronte LIVE ed il fronte STUDIO. Dal vivo, stiamo studiando soluzioni modulari che ci permettano di avvicinarci alle (in verità scarse) richieste del mercato, e quindi un gruppo ristretto (4-5 membri) più agile e prevalentemente acustico ed il gruppo al completo (quello che ha suonato alle selezioni del Folkest per intenderci) con tutti i membri ed anche con strumentazione elettrica. Chiaramente le due situazioni hanno richieste tecniche ed economiche differenti ma anche proposte musicali diversamente interessanti.
Inoltre la Band oltre ai concerti Italiani (tra cui l’attesa partecipazione alla fase finale del Folkest a Luglio) sta preparandosi alla prima mini tournee Statunitense che si terrà durante la terza settimana di Settembre in North Carolina.
In Studio ( che è l’aspetto più significativo della nostra Band, a mio avviso), stiamo portando avanti diversi progetti che sono a diversi stati di realizzazione. Il più avanti è sicuramente il progetto PBB III che vuole essere un omaggio al Country-Rock dei primi anni ’70, quello che più ci ha condizionato e influenza la sonorità del gruppo. Questo Album in gran parte già registrato vedrà la partecipazione straordinaria di musicisti del calibro di Rick Roberts (Flying Burrito Brothers, Firefall), Richie Furay (Buffalo Springfield, POCO, SHF Band …), Herb Pedersen (Linda Ronstadt, Dillards, Desert Rose Band), Jock Bartley (Gram Parsons, Firefall), Patrick Shanahan (Rick Nelson, New Riders Of The Purple Sage) tanto per nominarne alcuni. Gli altri due progetti sono un Album a tema Natalizio (sempre contenente Cover e brani originali) ed un Album tributo a Gene Clark, membro fondatore dei Byrds morto tragicamente il 24 maggio 1991.
Ah, dimenticavo di spiegare il perché del nostro nome: Piedmont Brothers Band. Ecco, il fatto è che sia io che Ron veniamo da regioni pedemontane (Prealpi e Appalachi) , che la nostra è molto più di una amicizia e che siamo circondati da tanti veri e cari amici oltre che talentuosi musicisti.
Da quando siete attivi artisticamente e come avete compiuto questa scelta?
Come già detto sopra, il gruppo in quanto tale è attivo dal 2007 circa: ci sono state varie configurazioni e vari ingressi e uscite, ma comunque il nostro stare insieme è sempre stato innanzitutto dettato dal piacere di fare musica e dallo stare bene tra di noi. Certamente i buoni e lusinghieri giudizi ricevuti per le nostre prove discografiche ci incentivano a proseguire anche nella più complicata strada del gruppo LIVE.
Presentate il vostro spettacolo, i musicisti, gli strumenti con cui vi accompagnate e il loro ruolo, come si articola la vostra scaletta sul palco ….
Il nostro spettacolo come accennato nella prima risposta si sta orientando su un’offerta modulare acustica (con 4-5 membri coinvolti) per spazi piccoli, più elettrica e con gruppo al completo per palchi grandi ed eventi più impegnativi.
La musica che il gruppo propone è quella che ultimamente negli Stati Uniti si definisce come “AMERICANA”, cioè un blend di stili che vanno dal Country al Rock, passando attraverso il Blues, il Bluegrass, il Folk, l’Irish, la musica Roots. Gran parte del nostro repertorio è comunque costituito da brani originali perlopiù scritti da Ron, ma anche dai membri della Band o amici dei Piedmont. Un’altra caratteristica del gruppo è la varietà degli strumenti suonati: crediamo infatti che per la minore specializzazione ed allenamento del pubblico Italiano, quello che noi normalmente abbiamo come riferimento, sia importante offrire una offerta sonora differenziata e varia, che possa soddisfare più gusti e non stanchi un orecchio abituato a differenti sonorità. Inoltre, ed è forse la cosa principale, noi ci divertiamo!
La Piedmont Brothers Band è attualmente formata da:
Ron Martin: è nato e vive ad Eden, NC vicino al confine con lo stato della Virginia. Membro fondatore del gruppo ed autore di gran parte dei brani originali è anche la voce solista e suona la chitarra.
Marco Zanzi: di Varese, è l’altro membro fondatore della Piedmont Brothers Band. Arrangiatore e produttore musicale, suona il Banjo a 5 corde, la Chitarra Resofonica, la Lap Steel, il Mandolino, Chitarre acustiche ed elettriche, l’Autoharp ed il Dulcimer oltre a cantare prevalentemente le armonie.
Franco Svanoni: Batterista e percussionista di Monza. E’ insieme a Marco e Ron (ed a Stefano) il membro presente da più tempo nel gruppo. Batterista di assoluto livello, vanta presenze con la band di Davide Van De Sfroos, Out Of Size, La Signora Stracciona e Brian Kazzaniga.
Stefano Zanrosso: di Varese è forse l’elemento più talentuoso della Band. Suona praticamente tutto, ma con noi è specializzato nell’uso del contrabbasso e della chitarra acustica. Ha recentemento cominciato ad usare la Tromba negli spettacoli dal vivo. Tra le altre sue attività spicca la direzione della Banda di Morazzone.
Francesco Frugiuele: di Milano, bassista e manager italiano della Band. E’ l’anima organizzativa del gruppo attorno al quale ruota tutta l’attività. Coordina il Management che vede altre all’ufficio Italiano due altri uffici in Colorado (USA) ed a Sydney (Australia). Naturalmente è un validissimo Bassista e suona attivamente anche con gli amici “Out Of Size”.
Manuel Corato: anche lui di Milano ed anche lui componente anche degli “Out Of Size“ di cui è il direttore artistico. Da noi costituisce la prima alternativa alla voce solista in mancanza di Ron ed in più suona molte delle chitarre soliste e le tastiere. Devo dire che Manuel è sicuramente uno dei migliori tastieristi che mi sia capitato di sentire nella mia ormai lunga “carriera”.
Francesco De Chiara: di Napoli, ma trapiantato a Milano. Anima Irish della band, suona il mandolino ma soprattutto flauti, pipes ecc. Autore di alcune tra le più belle melodie della Band (tra cui spicca il brano “Bob’s Spot” contenuto nell’album “Lights Of You Party”). Accanito frequentatore delle gig Irish che si tengono nell’interland Milanese è anche membro della “Signora Stracciona” gruppo di Folk-Rock.
Annina Satta: Toscana di nascita e origine, vive a Varese. Violinista classica (diplomata al Conservatorio) è entrata a fare parte in pianta stabile della Band solo recentemente, ma ha partecipato come ospite speciale a molti concerti già a partire dal 2008-2009. Pur essendo di scuola classica, ha lo spirito (ed i capelli!) Irish ed il tocco degli Appalachi. Naturalmente alza decisamente il quoziente bellezza della band!
Katherine Waltzyck: è l’ultimo acquisto della band. Nata e vissuta per buona parte negli Stati Uniti in Massachusetts (ora vive a Milano), si è laureata a pieni voti in Music Performance e Teatro all’università del Massachusetts ad Amherst ed ha frequentato i corsi di canto e composizione alla Berklee School di Boston con insegnanti Kathryn Wright e Livingston Taylor. Attrice teatrale e cinematografica, ha partecipato ad innumerevoli trasmissioni televisive (Tra cui Zelig, Top of the Pops …) oltre che al festival di Sanremo come corista. E’ rimasta cosìcolpita dal progetto Piedmont tanto da diventarne la cantante solista. Con Annina contribuisce non poco a migliorare la presenza scenica della Band!
A questi membri vanno aggiunti gli americani:
Doug Rorrer: è nato e vive ad Eden ed è un amico di lunga data di Ron. Proprietario degli Studios
e dell’etichetta Flyin’ Cloud Records è pronipote di Charlie Poole, leader dei North Carolina Ramblers e uno dei più influenti suonatori di Banjo old time della storia Americana. Doug ha suonato e suona in molti brani degli Album della Piedmont la chitarra. Farà parte della formazione che suonerà nel mini tour Statunitense di Settembre.
Mike Gallivan: è il manager Statunitense della Band e vive a Golden, Colorado. Suona il Basso in studio ed anche lui farà parte del gruppo USA durante la tournée di Settembre 2012. E’ il nostro principale contatto con i Big che per la maggioranza vivono ancora in Colorado dopo che nei primi anni ’70 si sono li trasferiti dalla California.
D – Quali sono le fonti ispirative e stilistiche che animano la vostra scelta artistica?
MZ – Ho già probabilmente risposto a questa domanda precedentemente, ma in ogni caso ribadisco che l’ispirazione musicale del gruppo viene dal movimento Country-Rock che si è sviluppato negli Stati Uniti prima in California e poi in Colorado tra la fine degli anni ’60 e gli inizi degli anni ‘70. A questo proposito consiglio vivamente a tutti di leggere lo splendido libro di John Einarson (sfortunatamente disponibile solo in lingua Inglese) intitolato “DESPERADOS: THE ROOTS OF COUNTRY ROCK” (Cooper Square Press 2001) nel quale tutto il mio e nostro background è ampiamente e brillantemente illustrato. In sintesi il tutto parte con i Byrds, gruppo folk-rock per un certo periodo considerato la risposta Americana ai Beatles. Da questo gruppo (che faceva ampio riferimento alla musica popolare americana ed alla musica dei cantautori quali Bob Dylan e Pete Seeger) e dal gruppo dei Buffalo Springfield, si è poi sviluppato un vasto movimento che ha portato alla formazione di Band quali i Flying Burrito Brothers, i POCO, la Nitty Gritty Dirt Band, I New Riders of the Purple Sage, i Pure Prairie League, i Mason Proffit ecc. che hanno portato in auge questo genere musicale definitivamente esploso con il gruppo degli EAGLES, di cui un membro originale – Bernie Leadon – proveniva dai Flying Burrito Brothers ed un altro – Randy Meisner – dai POCO e dalla Band di Rick Nelson. Come detto in precedenza, abbiamo la fortuna di essere in contatto con questi “miti” ed alcuni di loro hanno già registrato per il nostro prossimo Album, il PBB III.
Che effetto vi ha fatto partecipare ad un concorso in cui sareste stati giudicati da una giuria e non dal pubblico? Un esito negativo non avrebbe potuto avere esiti deprimenti per la vostra attività?
Non ci ha fatto un particolare effetto, per essere sinceri: noi siamo convinti della bontà della musica che proponiamo e della onestà del nostro suonare. Sappiamo che dovremmo provare molto di più per ottenere un prodotto professionale dal vivo, ma ognuno di noi lavora, ha famiglia ed altre attività e quindi pur dedicando gran parte del tempo libero alla Piedmont, non è possibile fare di più. Detto questo, credo che quello che proponiamo sia valido e meritevole di ascolto: può piacere o no, ma è sicuramente onesto. Quindi, il fatto di essere giudicati da una giuria non poteva che confermare questo, in quanto sapevamo di avere a che fare con persone serie e preparate che non si sarebbero fermate ad un superficiale ascolto o ad una frettolosa analisi sul nostro aspetto sul palco. Dico questo non per presunzione (chi mi conosce sa che non è il caso), ma con cosciente oggettività. E’ chiaro che ogni competizione presenta dei rischi e presenta dei competitori ed in questo caso ambedue i gruppi con cui ci siamo incontrati al Folkest erano di primissimo livello e ambedue avrebbero sicuramente meritato uno spot al momento finale di Luglio. Non credo, tuttavia, che il gruppo escluso, risentirà particolarmente dell’esito del concorso in quanto essendo veramente validi musicisti e proponendo uno spettacolo di prim’ordine non avranno difficoltà (oltre a quelle che hanno tutti) a ottenere serate e festival. Anche nel nostro caso, credo che avessimo tutto da guadagnare e poco da perdere con la nostra partecipazione: sicuramente avere ottenuto il vostro riconoscimento è motivo di orgoglio e ottima pubblicità per il nostro progetto. L’esposizione che il gruppo ha avuto ed avrà non potrà che avere effetti positivi su di noi sia in termini di consapevolezza delle nostre capacità che in termini di referenze nei confronti degli organizzatori. Una eventuale eliminazione non credo che avrebbe sostanzialmente peggiorato di molto la nostra situazione ed in ogni caso non mi avrebbe portato ad abbandonare o ridimensionare il progetto.
Voi vivete in provincia, nel Varesotto. Com’è la situazione della musica dal vivo dalle vostre parti? E quella delle produzioni discografiche?
Innanzitutto permettetemi di correggervi: noi non viviamo nel Varesotto. Al limite siamo Varesini – e per noi della città non è una differenza da poco!
A parte gli scherzi, la maggior parte del gruppo vive a Milano e zone limitrofe a l’alra parte negli USA, quindi i Varesini sono la minoranza! Comunque per rispondere alla domanda, la situazione della musica nella nostra area non è dissimile da quella di tutto il resto dell’Italia: le occasioni per suonare sono sempre più rare, più scadenti e meno pagate. La crisi generale evidentemente si sta facendo sentire anche nell’ambito degli organizzatori di eventi musicali. In più la gente è meno disponibile a spendere per la musica dal vivo, ma anche per i CD potendo usufruire di una offerta sconfinata via televisione, Internet ecc. a costi bassissimi se non gratis (scaricando musica, video ecc.). E’ anche, per la mia esperienza, poco incline ad uscire alla sera, e questo vale anche per i giovani, la qual cosa è perlomeno sorprendente. Se a questo si aggiungono la burocrazia ed i costi di organizzazione notevolmente aumentati negli ultimi decenni, il quadro di chi vuole suonare dal vivo non è esattamente roseo. Dal punto di vista discografico la situazione è simile se non peggio: la diffusione di Internet, dell’informatica, della musica digitale ha semplificato da un lato la fase di produzione ed ha reso accessibile a molti quello che una volta era concesso solo a pochi, cioè la possibilità di registrare un Album, ma nello stesso tempo ha ristretto notevolmente la possibilità di essere notati ed aiutati dall’industria discografica che anzi ha quasi smesso di proporre novità a meno che queste novità non camminino già con i propri passi ed abbiano già un vasto seguito. Qui parlo della situazione Statunitense, dove la nostra musica potrebbe teoricamente avere un vasto pubblico. Qui in Italia, la speranza è vicina allo zero anche perché l’interesse per la musica Country-Rock è relegata ad un piccolo gruppo di appassionati prevalentemente 40-50-60enni sopravvissuti agli anni d’oro, quando anche da noi a Varese, a Gallarate, a Milano si riempivano i palazzetti con i Flying Burrito Brothers, David Bromberg, Bruce Cockburn….. Ho avuto la fortuna di vivere da protagonista quegli anni come musicista e come appassionato e ancora oggi ne conservo un ricordo speciale. Purtroppo è tutto passato ed oggi la situazione è molto diversa. Nello stesso tempo questo non ci scoraggia, anzi, a proseguire sulla strada intrapresa e sentirete parlare della Piedmont Brothers Band ancora per un pezzo!
Grazie a Folkest e arrivederci “somewhere in the East in July”!
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