Fabio Vetro, secondo classificato nella selezione territoriale “Italia Nord Est 1” di Verona (tenutasi il 24 febbraio scorso), suonerà nel corso di Folkest 2012 in luogo e data ancora da definire. In attesa di poterlo ascoltare dal vivo, una breve intervista per conoscerlo meglio.
Il tuo spettacolo è tutto incentrato sulla piva emiliana. Parlaci innanzitutto di questo strumento, di come l’hai scoperto e di come è entrato a far parte della tua vita…
Cinque anni fa un amica mi portò ad un concerto di musica folk, il primo in assoluto della mia vita. Venendo dagli studi in Conservatorio, di questa musica conoscevo appena l’esistenza e andai convinto che mi sarei annoiato profondamente. Sul palco il gruppo Bev mi lasciò invece a bocca aperta. Il cantante alternava brani vocali ad altri suonati magnificamente con questo strano strumento a fiato. Al termine della serata decisi che avrei iniziato a studiarlo. La cosa curiosa è che in seguito ho scoperto che altri suonatori di piva hanno iniziato a suonare per lo stesso motivo, dopo aver sentito questo gruppo e il suo solista Marco Mainini.
L’idea di accompagnarti con basi registrate tutte suonate da te quando ti è venuta e che effetto ha fatto sui primi che ti hanno ascoltato?
Penso che comporre sia una delle cose che più amo nella vita; il problema è che mi piace la scrittura per orchestra e dato che mai avrò un’orchestra a disposizione, l’unico rimedio è stato scrivere i brani e suonarmeli da solo. La mia musica talvolta piace, talvolta no, ma la cosa importante è che, mentre suono, io sia felice. Ogni giorno, almeno una mezz’ora me ne vado in un grande giardino pubblico, in una zona nella quale non passa nessuno e dove suono sempre da solo. Magari faccio solo note lunghe, o esercizi di tecnica…può esserci sole, pioggia, caldo, freddo, la cosa non ha importanza. Non do fastidio a nessuno e sono felice… meglio di così!!!
Ti sei ispirato a qualche modello in questa scelta o ne rivendichi la paternità?
Non mi sono ispirato a nessuno, amo suonare la mia musica e non ho altro modo per farlo che….suonarla.
Uno strumento antico e geograficamente collocato come la piva emiliana quale repertorio predilige, quali limiti strutturali ha e come pensi che possa adattarsi ai suoni globalizzati di oggi?
La piva emiliana ha l’estensione di una nona, è possibile fare i diesis ma alcuni son rischiosi e non stabili, quindi, se possibile, meglio evitarli. Questo strumento ha però un bel repertorio di brani danzabili e penso sia adattissimo alla musica Barocca.
Che effetto ti ha fatto partecipare a un concorso in cui saresti stato giudicato da una giuria e non dal pubblico? Un esito negativo non avrebbe potuto avere esiti deprimenti per la tua proposta già di per sé coraggiosa?
Mi son molto divertito, ho suonato i miei pezzettini, ho conosciuto persone simpatiche, meglio di così non poteva andare. E’ chiaro che una piva da sola non può competere con nessun gruppo, il live è qualcosa che esige anche un interazione fra musicisti, un feeling di suoni, gesti, sguardi, che viene trasmesso a chi guarda e a chi ascolta; nel mio caso questo non è possibile.
Io gonfio la sacca, chiudo gli occhi e suono, tutto qui.
Nella tua scheda leggiamo che per te la musica è soprattutto una grande passione, volutamente contenuta negli ambiti della amatorialità. Un limite autoimposto o una grande libertà?
Il mio mestiere è l’insegnante; tutto il resto delle cose che faccio nella vita sono per la gioia di farle.
Spero che questa passione per la piva rimanga immutata. Alcuni problemi di salute m’han imposto l’utilizzo di un piccolo mantice sottobraccio per poter continuare a suonare ed è stato come ricominciare da capo. Superare una prova così è segno che qualcosa di particolare questo strumento deve averla.
Tu vivi a Modena. Com’è la situazione della musica dal vivo in Emilia? E quella delle produzioni discografiche?
Volendo si possono sentire concerti d’ogni genere, peccato che ci siano pochissimi soldi a disposizione. La mia insegnante di viola (altro strumento che amo) per fare concerti difficilissimi di musica classica, per studiarsi opere intere, guadagna cifre semplicemente ridicole. Io stesso per una “pivata natalizia” guadagno il doppio. Per le produzioni discografiche… beh è semplice, se hai i soldi ti autoproduci un disco, come oramai fan tutti.
GRANDE FABIO. CONGRATULAZIONI VIVISSIME E CARI ABBRACCI
MARIELLA