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Noi Suoneremo a Folkest – I vincitori del concorso “Suonare@Folkest” 2012 – Mosche di Velluto Grigio

27 Marzo 2012 di Redazione-FB Lascia un commento

Mosche di Velluto Grigio, primi classificati nella selezione territoriale “Italia Nord Est 2” di Verona (tenutasi il 25 febbraio scorso), suoneranno nel corso di Folkest in Festa, la grande kermesse che come ogni anno chiuderà l’edizione 2012 di Folkest. In attesa di poterli ascoltare dal vivo, una breve intervista per conoscerli meglio.

Mosche di Velluto Grigio

Come altri gruppi di celtic punk, avete scelto un nome che ha bisogno di una presentazione. Ce la volete fornire?

Beh! semplicemente, nonostante molti si aspettino legami “Darioargentiani” il nome è nato in maniera del tutto casuale. Prima d’aver deciso il nome del gruppo, nel lontano 2001, è arrivata la prima data, e visto che nell’ambito punk rock italiano, dove bazzicavamo allora, era in voga darsi un nome lungo … ne abbiamo scelto uno lunghissimo!

Da quando siete attivi come gruppo e come vi siete formati? Quanto i percorsi individuali dei singoli componenti hanno influito sulla creazione di un suono d’insieme? Presentatevi a chi ancora non vi conosce…

Le MVG sono nate nel 2001 da un’idea di King e del Niko (ex batterista). Da allora diciamo che “di acqua sotto i ponti” ne è passata parecchia, formazioni, generi … anche se devo dire che la scintilla ha brillato quasi subito. Credo che sia stato attorno al 2007 che le MVG si sono consolidate in un progetto con una “facciata” distintamente inconfondibile. King, che è mio fratello, in quanto già lui poli strumentista da 7 anni, mi ha subito tirato a bordo non accontentandosi del mio suonare il sax, ma impartendomi lezioni di whistle, flauti, diamonica e tastiera … è stata dura! Rapax, l’abbiamo raccattato, sempre insieme a mio fratello, ubriaco marcio fuori da un irish pub una notte di San Patrizio, sembra fatto apposta! Phabius, recuperato in mezzo alla polvere della sua falegnameria, Benjamin, dalle nostre parti è noto per la sua bravura nei cordofoni e Stick … boh! solitamente sta lì … ce lo siam trovati sul palco … scherzo, l’abbiamo conosciuto con Rapax.

I percorsi individuali hanno avuto ovviamente un incidenza sulla costituzione del sound, e ci ha detto bene che tutti, più o meno, ascoltavamo musica attinente al folk o al punk, al limite.

Presentate il vostro spettacolo, gli strumenti e il loro ruolo, come si articola la vostra scaletta sul palco…

Assemblare una scaletta fattibile, con tutti i cambi di strumenti da parte mia e di Phabius, non è stato semplice! Diciamo che, “il crescendo” a parte, è studiata addosso ai nostri cambi.

Niente pezzi lenti, e/o ballate, che comunque ci piacciono, e ritmi serrati!

Il ruolo dei nostri strumenti?….Sicuramente sono stati il motore della nascita del nostro sound. Diciamo che quando ci siamo accorti di poter mescolare la velocità e la schiettezza dello street punk agli strumenti, alla fine, della nostra tradizione, highland e uillean a parte, è stata fatta.

Trovo sia importante sottolineare che nessuno è musicista di professione e solo io, mio fratello e credo Benjy leggiamo lo spartito … è quindi TUTTO SENTIMENTO e voglia di fare!

A parte l’evidente tributo ai Pogues e ai Whisky Priests, quali sono i vostri punti di riferimento culturali?

Sicuramente Flogging Molly, Mahones, D.M., ma anche Rancid, Ramones, Clash, ecc … fino a The Gang, DVDS, e Guccini, De Andrè, 99 Posse … siamo figli delle piazze e delle ultime manifestazioni, alla fine.

Credo che la parola giusta sia musica cosmopolita .. spesso, in tour, mi chiedo, dove finisce il rif di un reel irish o una nenia algerina, e dove inizia la melodia delle launeddas (per altro in Sib come la bagpipe), per uno, e/o la musica melismatica napoletana, per l’altro.

Il vostro set sul palco è molto coinvolgente e convincente. Qual è il segreto di questo amalgama al vostro interno? E della presa sul pubblico?

l’UNITA’….essere uno solo sul palco … e ci sono voluti 11 anni! condividere tutto!….King ha sempre puntato tutto e ripetuto all’infinito che dovevamo essere un gruppo prima di tutto giù dal palco, o sul palco non avremmo portato niente! sarebbe stato impossibile spalleggiarsi. Questo è anche il motivo per cui, altro “diktat del capo” ognuno di noi sa più o meno suonare tutti gli strumenti della band, per capire!

Che effetto vi ha fatto partecipare a un concorso in cui sareste stati giudicati da una giuria e non dal pubblico? Un esito negativo non avrebbe potuto avere esiti deprimenti per il vostro ensemble?

Easy! Ci siamo sentiti un po’ fuori luogo, forse, ma alla fine ci siamo detti: noi siamo questo! anche indoor e se dobbiamo “ribaltare tutto” o essere eliminati per esagerazione, che sia! Ovviamente tutti i risultati sono critiche, positive o negative che siano, costruttive!

Voi vivete a Parma. Com’è la situazione della musica dal vivo in Emilia? E quella delle produzioni discografiche?

La situazione in Emilia? stendiamo un velo pietoso, 0 locali, poche manifestazioni, poca voglia di fare e di organizzare e poco spirito d’aggregazione. La “vecchia fucina Rossa” si è spenta un po’ abbacchiata dalle mode del momento … e non credo ci sia spazio per MVG che siano. Produzioni discografiche legate a vendite, legate a denaro facile, ad incassi sicuri … un consiglio … puntate da un’altra parte! Chiaro che non si finisce mai di sperare! ma si combina veramente poco, Scusa la franchezza! Anzi colgo l’occasione per ringraziare quelle poche persone “LOCAL” tra cui Sputnik ed affini … radio universitarie reggiane, modenesi, ecc … che ancora resistono nel 2012 proponendo situazioni musicali. NO ALLE LOBBY DELLE ETICHETTE

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Fondato nel 1980 da Paolo Nuti e pubblicato regolarmente a partire dal 1980 (anche se il suo primo numero reca la data novembre 1979) Folk Bulletin è la più consolidata fra le testate italiane che si occupano di folk, di spettacolo popolare e di culture tradizionali, e una delle più storiche del mondo. Muove i suoi primi passi per iniziativa di Gian Paolo Nuti come circolare interna di un gruppo di appassionati riuniti in associazione, il Folk Studio Group di Saronno, svolgendo questa preziosa funzione per alcuni anni. È comunque negli anni Novanta, dopo la fusione con lo STRAbollettino, altra testata mensile attiva dal 1984, che Folk Bulletin si afferma definitivamente su scala nazionale e internazionale come il mensile del folk in Italia. Per saperne di più…

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