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Noi Suoneremo a Folkest – I vincitori del concorso “Suonare@Folkest” 2012 – Charlie Cinelli

22 Marzo 2012 di Redazione-FB Lascia un commento

Charlie Cinelli, secondo classificato nella selezione territoriale “Italia Nord Est 2” di Verona (tenutasi il 25 febbraio scorso), suonerà a Folkest durante la fase itinerante del festival, in data e luogo da definire. In attesa di poterlo ascoltare dal vivo, una breve intervista per conoscerlo meglio.Charlie Cinelli
Il dialetto bresciano, in particolare quello della Val Trompia: una scelta stilistica o un riappropriarsi del proprio vissuto? O cos’altro ancora?
Scelta per motivi ritmici e per l’assonanza con l’inglese che ho parlato per diversi anni durante il mio itinerario musicale . Il mio dialetto, così duro e grezzo si è rivelato efficace e, come tutti i dialetti, con il gran pregio di sintetizzare in un suono o una parola un concetto complesso. Riappropriarsi del vissuto, sì, è molto divertente e sperimentare in quella lingua che doveva restare “nascosta” diventa motivo di complicità, gioco, svago e gusto del raccontare anche cose di oggi.
La tua lunga carriera in poche righe… Difficile, ma proviamoci! Presentati a chi ancora non ti conosce…
Ho iniziato a rompere le scatole in quarta elementare, quando ho visto le gemelle Kessler in tv che suonavano una chitarra, così per S. Lucia (a Brescia porta regali ai bimbi buoni il 13 dicembre) sono riuscito a farmi portare questa chitarra marrone con battipenna bianco e il mattino a scuola, quando tutti portavano i propri doni per mostrarli agli altri, mi sono accorto che lo strumento che ancora non sapevo suonare esercitava un interessante fascino sulle bambine… Da lì poi qualche lezione dal barbiere del paese, i primi dischi della west coast, i cantautori, l’amore per il basso e il contrabbasso, strumenti con i quali poi avrei fatto il professionista girando l’Europa con le formazioni più disparate e approdando in Inghilterra per rimanere alcuni anni a suonare country, jazz e qualsiasi cosa mi capitasse. Tornato in Italia, ho lavorato nella musica pop con i cantanti e i produttori più famosi, poi ho creato il trio Charlie & the Cats con l’intento di suonare per divertirsi e la cosa ha funzionato per diversi anni, sempre cantando in dialetto o mescolandolo all’inglese. Sciolto il gruppo nel ‘98 mi sono dedicato alla musica che più mi piace, quella acustica, dove c’è spazio per raccontare delle storie  e producendo così 5 cd di canzoni originali.
Presenta il tuo spettacolo, gli strumenti e il loro ruolo, come si articola la tua scaletta sul palco…
Lo spettacolo che presenterò a Folkest si chiama “Teatrocinelli” ed è una raccolta di quelli che reputo i brani più belli e coinvolgenti della mia produzione. Gli strumentisti saranno: il sottoscritto voce e chitarra acustica; Andrea Bettini voce e fisarmonica; Vincenzo Albini  violino; Marco Stoppini voce e chitarra acustica; Matteo Mantovani  voce, mandolino e chitarra acustica; Mirco Pantano voce e basso; Beppe Facchetti voce e percussioni. Naturalmente, per i testi poco sarà comprensibile, per cui distribuirò dei libretti con le traduzioni della scaletta oppure, se possibile, proietterò i testi tradotti su di uno schermo mentre suoniamo. La scelta dei brani segue un percorso tra la gente di montagna, quella di pianura, dei laghi e della città descrivendo come più o meno siano comuni a tutti le stesse esperienze, fatti, sentimenti e amore per la terra. Questi alcuni titoli:
Le strìe (le streghe)
La mònega (lo scaldaletto)
L’udùr del fé (l’odore del fieno)
El vé zo ‘l bubà del rùch (torna papà dal campo)
Caalì (puledrino)
Sentenare (centenario)
La gràta de ùa  (il grappolo d’uva)
La tua musica: quanto è canzone d’autore e quanto è qualcos’altro? E questo qualcos’altro come ti piacerebbe che venisse definito?
Non mi ritengo un vero autore, sono un artigiano che non esporta la propria opera fuori dalla provincia perché l’indole del  paesano come me è piuttosto timida, osa poco nel panorama musicale, forse per paura di critiche severe, forse per coscienza che il linguaggio è davvero ostico…Questa sarà l’occasione per verificare se il pubblico di un festival così importante e dedicato si diverte come spero.
Nonostante la barriera linguistica, ho notato che le tue composizioni hanno grande presa sul pubblico. Quale credi che sia la tua formula vincente?
Diciamo che nel bresciano è facile trovare consensi, ho iniziato 20 anni fa a scrivere e cantare in dialetto e gente di tutte le età mi considera un paladino della canzone dialettale, però credo che la formula vincente sia la canzone, la storia, la melodia e l’ambientazione sonora che cerco quando arrangio i brani. Forse il lato più avvincente è che scrivo da dentro, se una cosa viene, non vado a cercarla, inoltre non devo rispettare uno schema né ascoltare i…consigli di un produttore. Questo è anche il motivo per cui ho fatto anche diverse produzioni scarse…
Che effetto ti ha fatto partecipare a un concorso in cui saresti stato giudicato da una giuria e non dal pubblico? Un esito negativo non avrebbe potuto avere esiti deprimenti per la tua attività?
L’effetto è l’emozione da principiante, essere giudicati da una giuria ti fa sperare che qualcuno riconosca  del bello in quello che fai ed è senz’altro uno stimolo a dare il meglio. Un esito negativo mi avrebbe sicuramente depresso ma sicuramente non avrei smesso di scrivere e cantare.
Tu vivi nel bresciano. Com’è la situazione della musica dal vivo dalle vostre parti? E quella delle produzioni discografiche?
La musica dal vivo, come nella maggior parte delle città, mi sembra, ha avuto i suoi alti e bassi, le cover bands, le tribute bands ecc, come del resto una volta c’erano le liscio bands, le balera bands ecc, i dj, gli animatori e i pr dei locali alla moda e chi più ne ha più ne metta. L’avvento di X Factor non giova di certo alla musica dal vivo, o meglio a chi propone qualcosa di suo. Certo che comunque i locali in cui si suonava non ci sono più, non ne sono più nati per fare concerti, per la maggior parte i gestori cercano qualcuno che faccia divertire e costi poco, di solito perché hanno già speso troppo per il bancone del bar o per l’agenzia pubblicitaria, e allora niente impianto serio, niente camerino, niente consumazioni e via dicendo. Insomma non un bel quadro…. Se parliamo di produzioni discografiche sinceramente io non sono dentro a quel mondo, ho il mio studietto e mi faccio i miei lavori in casa. Non vado tanto in giro a sentire musica e non compro tanti cd, se ho un po’ di tempo mi piace suonare, d’altronde ho una certa età e mi sto incartapecorendo…ha ha ha!

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Fondato nel 1980 da Paolo Nuti e pubblicato regolarmente a partire dal 1980 (anche se il suo primo numero reca la data novembre 1979) Folk Bulletin è la più consolidata fra le testate italiane che si occupano di folk, di spettacolo popolare e di culture tradizionali, e una delle più storiche del mondo. Muove i suoi primi passi per iniziativa di Gian Paolo Nuti come circolare interna di un gruppo di appassionati riuniti in associazione, il Folk Studio Group di Saronno, svolgendo questa preziosa funzione per alcuni anni. È comunque negli anni Novanta, dopo la fusione con lo STRAbollettino, altra testata mensile attiva dal 1984, che Folk Bulletin si afferma definitivamente su scala nazionale e internazionale come il mensile del folk in Italia. Per saperne di più…

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