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LUISA COTTIFOGLI – COME UN ALBERO D’INVERNO – Visage Music/Materiali Sonori, 2017

23 Gennaio 2018 di Redazione-FB Lascia un commento

di Andrea Del Favero

Luisa Cottifogli ha sempre trasceso i generi, privilegiando il senso della vita e del fare musica. Una trottola sempre in movimento, cangiante e innamorata dei colori della natura, del rumore del vento tra le foglie, degli alberi. E proprio all’albero, come metafora della vita, è dedicato questo suo lavoro discografico. Evocando, lei che ha radici materne nella Slavia friulana, un passo del Vangelo di Marco, fondatore del Patriarcato di Aquileia. Nata a Predazzo, in val di Fiemme, non poteva non seguire strade musicali, affascinata fin da giovanissima dalle voci dei cori, come lei stessa confessa, fino allo studio classico da lei intrapreso.
Da lì è iniziata la sua carriera professionale, che l’ha portata a frequentare sponde diverse (Marlevar e Quintorigo, che sono ben distanti tra loro), e a incrociare sguardi compiaciuti e intrecci di voci con i cantori di Vermiglio, la filosofia di vita della montagna. Un amore vero, che l’ha portata ad appassionarsi alle erbe medicinali e ai rimedi popolari.
Con la neve a far da padrona, a livellare le asprezze. Una neve che diventa comune denominatore, insieme alla grande quercia secolare dell’immagine di copertina. Da Mario Rigoni Stern a Mauro Corona, da Walter Bonatti a Pedrotti, c’è un dipanarsi di storie, leggende, sensazioni, amori, e umori in questo bellissimo disco di Luisa Cottifogli.
Ma non pensiate che questo sia un disco semplice, semplice, di sola voce e di pochi strumenti…
In realtà Luisa da tempo gioca con l’elettronica, pur senza farla apparire troppo creando tappeti, armonia di voci, ritmiche, utilizzando un looper. Nei suoi spettacoli anche il chitarrista con il quale ha realizzato il disco e che condivide con lei questi spettacoli dal vivo, Gabriele Bombardini, ne fa un uso molto ben calibrato. 
Dopo lo Yodel iniziale, che ammicca e mette sul chi va là, nell’attesa di scoprire il seguito, nel disco ci sono alcune di quelle che lei ama definire emozioni d’inverno, come ne Il Giardiniere e Ninnananna nella Neve.
Valcamonica, noto e strasentito pezzo del repertorio dei cori tridentini, è decisamente emozionante nella versione con i cantori tradizionali che mescolano le voci con lei. Un’emozione intensa, che coglie ancor di più nell’ascolto di Monte Canino, finalmente libera da una certa retorica esecutiva alla quale siamo tristemente abituati, addirittura commovente nel suo libero fluire.

In Coil e Permafrost confessa di aver preso a prestito suoni e frasi strumentali e vocali da altre culture, sovrapponendo poi in studio la sua voce e lasciandola libera di librarsi.
Suggestivo l’Agnus Dei con le voci gregoriane dell’ensemble femminile Mediae Aetatis Sodalicium. Uselivè ha invece parole romagnole che vengono dai canti alla buera, e ci riporta idealmente su quegli Appennini dove ora la Cottifogli vive.
Sailing(s) e I say goodbye sono composizioni di Bombardini, mentre Buonanotte Eolo è una composizione di Gianni Pirollo, registrato con solo pianoforte e voce.
E’ un disco che ti coglie di sorpresa, ti affascina e ti commuove, non scade mai nella retorica, tiene sempre alta la tensione creativa, con improvvise fughe in avanti o di lato. In questo lavoro discografico Luisa Cottifogli ha raggiunto un mirabile equilibrio artistico e una maturità che la consacrano come una delle grandi interpreti italiane. Un disco pieno d’amore, imperdibile.

 

Archiviato in:CD, Recensioni

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