Da tredici anni Viouloun d’Amoun, ensemble di violini popolari, si occupa di diffondere la pratica di questo strumento esplorando il repertorio da ballo delle valli occitane del Piemonte e quello violinistico delle zone occitane della Francia. Per saperne di più abbiamo rivolto qualche domanda a Gabriele Ferrero che ne è il direttore artistico.
Come e quando nasce il progetto e quante persone (e strumenti) coinvolge? E il nome da cosa deriva?
Il progetto dei Viouloun d’Amoun – i violini a moun, “a monte” che si distinguono da quelli “aval”, a valle – nasce 13 anni fa come un ensemble di soli violini per proporre il repertorio violinistico delle valli occitane e dell’occitania francese. Nel corso degli anni abbiamo inserito anche il contrabbasso, che arricchisce lo spettro armonico del gruppo. Siamo una decina. Il gruppo nasce all’inizio degli anni 2000, io ero in attività con il gruppo “Arco Alpino” un progetto accanto 7 a violinisti delle alpi, dalla Provenza fino al Friuli, un gruppo diretto da Patrick Vaillant, questa esperienza, unita al rapporto di amicizia musicale che da sempre intercorre con alcuni violinisti del delfinato, -che formano l’ensemble violinistico “Violon du Rigodon”- mi ha fatto venire la voglia -e la curiosità- di far nascere, al di qua delle Alpi, una formazione di impronta sostanzialmente violinistica.
Come si coordinano e ottimizzano le vostre due attività principali: incrementare la pratica dello strumento e dello stile e tenere concerti e feste da ballo?
I Viouloun d’Amoun hanno all’interno il germe della mia esperienza didattica -ne fanno parte alcuni miei allievi-, ma non vogliono essere solo questo, la maggior parte dell’attenzione è rivolta a creare un suono originale, che possa esprimere le caratteristiche peculiari del “violino popolare”, oltre alla musica delle valli occitane, che sono per la maggior parte musiche di matrice “tonale”, il nostro repertorio si concentra anche molto sulla musica “modale” del sud e del centro della Francia. A cavallo di queste due esperienze sonore nasce il suono dei Viouloun d’Amoun. Oltre alla scelta del repertorio, alla ricerca timbrica e corale, il gruppo ha intrinseco il rapporto con la danza. Partiamo dalla musica tradizionale ma ci muoviamo anche all’interno del movimento del “bal folk”, che negli ultimi anni si sta allargando, e sempre più gente si riappropria del diritto di danzare. Non facciamo però, una un’esclusiva ricerca filologica sul violino popolare, da esso traiamo degli spunti timbrici, ritmici, estetici e “formanti”, e creiamo un suono originale. La radice etnica si incontra con la volontà di arrangiare, con l’improvvisazione e con elementi di sperimentazione.
Siete appena tornati dalla”Fête du Violon” a Luzy nel Centro Francia, un’importante manifestazione giunta alla dodicesima edizione che raccoglie il meglio del violino popolare, accanto a musicisti provenienti da diverse nazioni. Com’è andata? Raccontateci un po’ dell’esperienza…
Il festival di Luzy è molto ben organizzato, un po’ di numeri: 10 edizioni, più di trenta eventi in tre giorni, concerti, proiezioni, spettacoli ed esposizioni, 7 stage di perfezionamento sul violino popolare di diversa matrice: auvergnate, sud-americano, centro francia, piemontese -ero infatti anche coinvolto come
insegnante-, nord-americano, a vari livelli, per un totale di più di 70 strumentisti, più di 10 partner istituzionali ecc. Oltre ai dati numerici l’esperienza umana e musicale è stata molto arricchente, abbiamo re-incontrato violinisti e musicisti amici, e abbiamo avuto modo di conoscere “Les violon du Morvan”, una numerosa compagnia violinistica che suona il repertorio di quella regione. L’organizzazione della manifestazione prevedeva momenti di ballo, oppure di concerto, ma anche -e questo è parte integrante del mondo della musica tradizionale e folk, momenti di aggregazione e scambio, con concerti-aperitivo e animazioni nei locali di Luzy.
Il 4 e 5 aprile sarà la volta di Barcellona, presso il CAT, Centre Artesà Tradicionàrius, il più grande centro di cultura popolare della Catalunya che da più di 20 anni, attraverso finanziamenti pubblici, organizza festival, incontri, didattica, mostre e quant’altro concerne la cultura popolare catalana e quella di altri Paesi. Sarà un appuntamento importante… ma fuori dall’Occitania. Preparerete un
repertorio ad hoc o punterete sull’efficacia del vostro ensemble collaudato?
Noi porteremo il nostro repertorio, anche quì il festival si preannuncia ricco di interesse. In Catalunya c’è una grande ripresa del violino popolare, lo scorso anno ho tenuto un corso in questa regione, e ora è giunto il momento di andarci con i Viouloun, sarà bello fare il concerto, ma soprattutto sarà interessante il momento dell’incontro con realtà violinistiche nuove.
Infine, dal 30 maggio al 1 giugno sarete invece tra i protagonisti, per la seconda volta, della “Violonade de Sauve”, nella regione francese della Languedoc. Assieme ai Violon du Rigodon e alla compagnia Manja Pelòs darete vita ad una “violonade”, una grande performance che vedrà coinvolti più di 50 violinisti, a metà tra un concerto e un’installazione umana e sonora; non mancheranno stage, concerti, mostre e incontri sul violino e la musica tradizionali. Come sarà la vostra seconda volta?
Il “Collectif Manja Pelos” organizza l’evento con un gusto particolare dal sapore molto “contemporaneo”, oltre a concerti e balli ci sono anche eventi organizzati nel centro storico del paese, improvvisazioni, performance teatral/musicali ed esposizioni. L’evento più particolare è la “Vilonade” una perfomance che vede coinvolti i Viouloun d’Amoun, les Violon des Chevennes e i Violon du Rigodon, più di 50 violinisti impegnati in una specie di concerto itinerante che coinvolge il pubblico avvolgendolo e trascinandolo in
giro per il centro storico, con intermezzi teatrali, momenti di improvvisazione collettiva, arrangiamenti studiati seguendo le note, ma anche la geografia su più livelli del paese, insomma nulla di somigliante ad una sfilata, ma piuttosto un concerto tridimensionale in movimento, un po’ complesso per chi deve fare le prove, ma di grande impatto emotivo per chi ne viene coinvolto.
Ma anche i Viouloun d’Amoun hanno organizzato in passato feste, festival e appuntamenti. Ci puoi raccontare come è andata? Per il 2014 c’è qualcosa in programma?
Abbiamo già organizzato due piccoli festival incentrati sul tema del violino popolare, sono stato lieto di poter inserire gli altri progetti musicali di cui faccio parte, in primo il progetto Edaq, e ci piacerebbe poter ospitare le altre compagnie violinistiche che ci hanno ospitato all’estero, ma il momento per chi organizza non è dei più propizi, e in Italia le finanze e la “curiosità” stanno un po’ svanendo. Ciò non toglie che probabilmente ad inizio settembre prenderà vita il nostro terzo festival del violino popolare. Nelle passate edizioni – alla prima abbiamo presentato il nostro lavoro discografico- abbiamo ospitato stage di violino ma anche di altri strumenti, esposizioni di liuteria, balli e concerti, la prima edizione era al Castello di Lagnasco, la seconda edizione in alta Valle Varaita, in sostanza abbiamo seguito in piccolo, la regia dei
festival francesi.
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