di Felice Colussi
Dopo anni spesi al fianco di Claudio Lolli, Paolo Capodacqua apre il suo cassetto più intimo per regalarci ferite&feritoie (Storiedinote.fr): uno sguardo poetico e raccolto sulla humanae historiae di ieri e di oggi che prende, qua e là, i tratti di una piéce teatrale in cui si apre il sipario e compaiono, sui tappeti di un arrangiamento attento e raffinato, i numerosi personaggi di un immaginario pieno di poesia. Ci sono Gli amanti segreti che sono come nuvole basse e fuggiasche, loro cercano posti diversi, frequentano universi paralleli. Anonimi veleggiatori di una vita tinta di grigio e di batticuori. Da lontano compare, là all’orizzonte, Il mare di Milano: ugualmente grigio, tanto triste che ha un sale che non profuma l’aria. Mentre di ben altro colore e differente profondità è l’acqua che inghiotte L’uomo senza nome, quello che approda migrante sulle nostre rive e a cui l’indifferenza strappa il volto. La stessa indifferenza, se pur spesa anni or sono, che ha condannato alla cenere in un campo di concentramento la piccola ebrea, quella Principessa che il babbo non riconosce e a cui chiede … dove sono i tuoi lunghi capelli? Li ha tagliati e gettati nel bosco e oramai sono nidi di uccelli. Infanzia rubata, sogni strappati. Sogni che cerchiamo di riacciuffare persi fra le nubi della nostra anima, proprio là nel punto dove corrono i sogni dei bambini (Canto dell’aviatore). Mentre là, sul proscenio, campeggiano profondi Gli occhi neri di Julia Cortez, la maestrina che in un lontano ottobre del 1967 incontrò con i suoi piccoli alunni il volto devastato di un Ernesto Guevara a cui un plotone avrebbe di lì a poco strappato il titolo di Che per consegnarlo alla Storia.
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