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ENTEN HITTI – MUSICA HUMANA, Lizard records, 2016

9 Aprile 2019 di Redazione-FB Lascia un commento

Enten Hitti Humana Cover

di Francesco Aprile


In accordo con la tripartizione del concetto di musica operata da Boezio, Musica Humana degli Enten Hitti, come riporta il sito internet della Lizard Records, è l’album mai pubblicato dal Consorzio Produttori Indipendenti che trova finalmente la sua ufficialità e che avrebbe dovuto rappresentare, in linea cronologica, la continuazione, il seguito al primo lavoro del gruppo e che dal 1998 vede la luce nel 2016, nella preziosa operazione portata a termine da Lizard la quale affianca al gruppo l’opera pittorica di Egidio Marullo, è un lavoro composto da undici brani volti a tracciare una sorta di continuità fra rituale e dimensione estetica del concerto, della performance, fra tensione particolare e universale in un raccordo di suoni e corpi che fanno del disco un percorso di sicuro interesse nelle dinamiche musicali italiane e non solo. La ricerca di una primordialità dispersa, la quale riaffiora nei suoni e nella tensione rituale del disco, è testimoniata in primis dalla messa in opera del brano Tepatzi, traccia numero sei che è in realtà un brano di iniziazione Maori. Ma cosa trasporta il percorso degli Enten Hitti dalla primordialità alla contemporaneità? La musica, per prima cosa, è per loro Humana e, dunque, in riferimento a Boezio è traccia di una armonia fra corpo e anima, espressione di un microcosmo al quale fa da contraltare un macrocosmo che nella tripartizione operata dal filosofo romano diventa Musica mundana, dell’universo. A questo punto diventa possibile sussumere la dimensione particolare dell’album a quella condizione universale del macrocosmo in quanto, con Jung, parlare con la voce primordiale, riscoprirla, significa, sì, parlare attraverso mille voci, ma è pur sempre un lavoro di recupero che può essere possibile nella sola contestualizzazione dell’opera, restituendo a questa primordialità una contingenza che è figlia del contesto, cosa che permette alla musica di trascenderlo. Il carattere humano è quello che vede trionfare la ritualità di un raccordo che non è solo diretta filiazione di quello personale, fra anima e corpo, ma di una polifonia di voci e suoni, le prime anche asemantiche – come dire, spesso incentrate sul nudo suono più che sulla parola – che aprono ogni microcosmo alla pluralità del rituale, oggi dispersa. È una vera e propria operazione di condivisione, espressione del carattere di apertura del disco in cui il gruppo riversa la dimensione rituale in quella estetico-performativa accentuando il carattere di coinvolgimento dell’ascoltatore. Nella bagarre contemporanea del pensiero unico, figlio disonesto del mondo, Enten Hitti si colloca fra lo spiritualismo ideale dei Dead Can Dance e una più accentuata componente corporea, liberatoria, fra le atmosfere più meditative dei Popol Vuh di Aguirre e la dimensione più allucinatoria dell’Aguirre di Herzog che loro recuperano in virtù di un raccordo con l’altro che è epifania dei corpi attraverso il suono. Il tutto trova un ulteriore punto d’incontro nelle opere pittoriche di Egidio Marullo in cui al paesaggio è affidata una alterità sopravveniente, sempre imminente, di segni rapidi e affastellati che richiamano la pluralità del disco e la costante possibilità dell’altro da sé.

Musiche di Pierangelo Pandiscia e Gino Ape.
Testi di Pierangelo Pandiscia e Gino Ape.
Registrato in Home Recording nel 1999.
Mixato da Tiziano Ornaghi nel luglio del 2000.
Con Pierangelo Pandiscia – chitarre, corno, voce, percussioni, cetra, Gino Ape – oboe, voce, tastiere, arpa celtica, Giampaolo Verga violino, Adriana Pulejo voce.
Con la partecipazione di Filippo Monico – batteria, Paolo Bandera – campionamenti, voce, Graziano Gatti – tromba, Giulia Barcella – violoncello, Stefano Nosari – contrabbasso, Fabiana Sandler – voce narrante, Davide Ferrari, Alberto Guccione, Lorenzo Pierobon, Simona Barbera, Anna Rispoli, Claudio Pozzi, Adriana Pulejo, Pierangelo Pandiscia – coro di canto armonico in Ulan Bator.
Mastering di Claudio Gabbiano e Vincenzo Zitello.

Archiviato in:CD, Recensioni

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