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Downtown: la fiaba distopica dei Fake Jam

19 Giugno 2020 di Redazione-FB Lascia un commento

Esce per l’italo tedesca Rubik il singolo visionario della band emiliana

Esce per l’italo- tedesca Rubik, ed approda su Youtube con un fantasioso videoclip, Downtown, il singolo dell’omonimo album dei Fake Jam: un funky fiammeggiante, energico e solare dai colori soul nella migliore tradizione del sound della Motown, dei Tower of Power e dei Commodores.

Un brano in cui si parla di dipendenza: dalla materialità, dall’apparenza, così come dalle droghe. Il linguaggio di una società contemporanea che frantuma la realtà in apparenza. Ad animare i pensieri di questo brano il video di Mattia Camangi che con i Fake Jam ha immaginato un televisore in cui si dipana una sorta di tour nei luoghi più caratteristici della città inventata di Downtown, dove le fake news vengono vendute come informazione attendibili insieme alle armi, l’apparenza è a portata di schermo, i luoghi istituzionali non hanno prestigio e importanza e vengono utilizzati come parco giochi dai bambini. Riprese e fotomontaggi animati si alternano in un viaggio assurdo ispirato dal mondo reale: una sorta di specchio deformante che ci restituisce una critica distopica e ironica del mondo circostante.
Il singolo, non a caso, è anche il punto di partenza di un ideale viaggio e giro turistico lungo le vie di una città ideale in cui confrontarsi con l’eterno dibattito fra realtà e finzione, fra le persone e il loro simulacro, fra profondità ed apparenza.

Fakejammauto Light

I Fake Jam nascono ufficialmente con questo nome il 16 ottobre del 2017 dallo scioglimento dei P-Jam, una formazione fondata da Elia Terazzan (Drums) e Gianluca Arcesilai (Electric Guitar), amici, come si suol dire, dai banchi di scuola. Con il tempo si sono aggiunti: Mattia Elmi (Lead vocals, guitar), Luca Impellizzeri (Percussion), Daniele Cristani (Electric bass), Giovanni Tamburini (Trumpet), Leonardo Carletti prima e Luigi Giardino ora (Tenor saxophone). Tutti giovani, giovanissimi (fra i 18 e i 27 anni!!!), tutti accomunati da una straordinaria passione per la musica e dalla grande voglia di ridere e di divertirsi, di buttar fuori la propria creatività.
Al loro compleanno ufficiale segue immediatamente il primo singolo e il primo videoclip: si tratta di Painted eyes, un brano scritto da Mattia qualche anno prima e riconquistato a nuova energia con i Fake Jam.

Fakejamm Light

Tante risate, molta moltissima ricerca di identità e professionalità (giovani ma mai improvvisati!): tutto impresso a caratteri di fuoco fra le righe della musica: uno stile funk con una giusta dose di soul, qualche strizzata d’occhio al pop. Una decisa predominanza di percussioni e fiati. Ma soprattutto un forte desiderio di dire la propria sulla società contemporanea, sul presente e sul futuro di una generazione che vuole riprendersi dalla vita e dall’anima una prospettiva più autentica e profonda. Da qui il gioco sulla parola Fake: in un mondo fasullo, superficiale e aggressivo, loro, i Fake Jam, scelgono la carta della profondità che è una fake news per gli altri, una straordinaria marmellata di autenticità per loro: musicisti per passione ma soprattutto per vocazione. Perché la musica è e deve essere un lavoro per essere arte.

Mattiacamangi

Mattia Camangi è un graphic è motion designer.
Dopo aver completato la sua formazione presso il corso di fumetto e illustrazione all’Accademia di Belle Arti di Bologna, si approccia al mondo dell’animazione collaborando con Studio Croma come scenografo. Negli ultimi anni affianca la sua attività in studio a quella di art director e content creator per alcuni artisti legati al panorama musicale italiano, curando la loro produzione e realizzando video e copertine.

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Fondato nel 1980 da Paolo Nuti e pubblicato regolarmente a partire dal 1980 (anche se il suo primo numero reca la data novembre 1979) Folk Bulletin è la più consolidata fra le testate italiane che si occupano di folk, di spettacolo popolare e di culture tradizionali, e una delle più storiche del mondo. Muove i suoi primi passi per iniziativa di Gian Paolo Nuti come circolare interna di un gruppo di appassionati riuniti in associazione, il Folk Studio Group di Saronno, svolgendo questa preziosa funzione per alcuni anni. È comunque negli anni Novanta, dopo la fusione con lo STRAbollettino, altra testata mensile attiva dal 1984, che Folk Bulletin si afferma definitivamente su scala nazionale e internazionale come il mensile del folk in Italia. Per saperne di più…

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